Sono andata a vedere Dogman e questo è ciò che voglio condividere con voi.

«Ovunque ci sia un infelice, Dio manda un cane», è la frase del poeta francese Alphonse de Lamartine che apre Dogman di Luc Besson

Trama del film tratta dal sito coming soon: racconta la storia di un ragazzo di nome Doug (Caleb Landry Jones), che nonostante la giovane età, ha avuto una vita dura e sofferente. Sin da bambino ha subito violenze e maltrattamenti da parte del patrigno, crescendo in compagnia degli unici amici che aveva, ovvero dei fedelissimi cani.
Una volta adulto, Doug, ancora tormentato dai ricordi della sua infanzia, si ritira in solitaria e si rintana in una scuola abbandonata, dove vive insieme a un branco di cani. L’uomo si esibisce come drag queen, ma il suo sostentamento arriva proprio dai suoi amici a quattro zampe, che sono stati la sua ancora di salvezza in questa esistenza misera e con cui ha ormai sviluppato un legame profondo. I cani non sono soltanto i suoi amici, ma anche i suoi complici…

Ma parliamo dei 115 cani che sono stati coinvolti nel film. In diverse interviste, il regista Luc Besson ha specificato che il numero di cani, che si aggiravano giornalmente sul set, era circa di 80 con i loro addestratori, i quali supervisionavano le scene per far sì che i cani seguissero i comandi.

Tanti cani di diverse razze che, da buona cinofila, non ho esitato a riconoscere e mi sono trattenuta dal ripetere ad alta voce “ecco il jack russell, il Mastiff, il Dobermann, Pastore belga, i Komondor, ecc”

Il lavoro sul set è stato molto impegnativo, sono stati fatti centinaia di dog casting per scegliere i protagonisti in maniera impeccabile. Tra i vari attori spicca il jack russel Mickey avventuroso capo banda, capace di eseguire i comandi alla perfezione. Guardando il film, sono certa che ognuno di noi ha trovato il suo preferito. Molto interessante il levriero persiano che, in una scena, riesce a eludere la sicurezza di una prigione attraversando con naturalezza le sbarre grazie al suo corpo sottile. Una delle razze più antiche che esistono, utilizzata nel Medio Oriente per cacciare. Molto fedele, riservato e resistente.

Mentre, elegantemente seduto all’ingresso ad accogliere gli ospiti indesiderati, troviamo sempre un bellissimo Dobermann.

L’amore per i cani accomuna Luc Besson e Caleb Landry Jones il quale è stato spesso sul set con gli addestratori per capire meglio come lavorano.

In questo video il backstage

La mia recensione sul film

Il film è permeato dalla bravura attoriale di Caleb Landry Jones che fa del suo personaggio un vendicatore amorevole delle ingiustizie. Un uomo che, nonostante la violenza subita da bambino, non perde mai la sua innocenza e gentilezza. Ha conosciuto la sofferenza, ma questo non gli ha impedito di provare amore.

Daug è un uomo traumatizzato nella psiche e nel fisico (è in sedia a rotelle), un eroe desideroso d’amore e di trovare il suo posto nel modo.

È questo che fai se non sai bene chi sei, giusto? Ti travesti, ti inventi un passato, dimentichi il tuo” è una delle frasi del film che, quindi, mette bene in evidenza i veri protagonisti del film: il dolore e l’amore.

Un dolore vissuto nel passato, ma che continua nella sofferenza di sentirsi perennemente rifiutato. L’abbandono da parte della madre, la società lavorativa che non lo accoglie. Uno struggimento che lo porta a inventarsi e reinventarsi per non essere se stesso se non nei personaggi di Shakespeare. Da qui la sua ricerca di salvezza nel teatro, nella lettura e nel palcoscenico come dragqueen dove interpreta Édith Piaf e Marilyn Monroe, donne, a loro volta, in bilico nella loro devastazione. Il dolore inoltre è presente come elemento che accumuna, lega e crea comprensione tra Doug ed Evelyn (la psicologa in carcere), spingendoli verso una riflessione sulla vita.

L’amore dentro il cuore di Doug si sprigiona verso i suoi figli, i suoi bambini: i cani. Gli unici in grado di amarlo veramente, gli unici degni di fiducia, gli unici che non lo tradiranno mai. La sua salvezza mandata da Dio. Interessante il gioco di parole in inglese DOG/GOD. Cani che diventano i suoi complici nel cercare di trovare un modo per “rifarsi” delle ingiustizie subite. Cani che sono coraggiosi, senza essere feroci e che hanno un solo diffetto “si fidano degli umani

Tutto questo fa dimenticare che Doug è un vendicatore, è anche un assassino… ma tutti noi facciamo il tifo per lui fino alla fine. Perchè? perchè riconosciamo il senso di ingiustizia e disperazione. Perdoniamo la violenza di Doug verso chi gli ha procurato il male e in lui ritroviamo il perdono verso chi ha amato.

Doug è capace di amare e sa perdonare.

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